Doggy-bag: la parola del mese di luglio
Un paio d’anni fa Michelle Obama, in visita a Roma, aveva chiesto di portare con sé gli avanzi del pranzo consumato in una trattoria della capitale. L’“Espresso”, commentando la notizia, si chiedeva: “Perché in Italia non si usa?”. Potremmo magari, pensando ai tanti tentativi di traduzione di fast food – cibo (o piatto o nutrizione) veloce, cibo rapido, mangiar svelto, mordi e fuggi, etc. –, cominciare a usare un buon sostituto nostrano della locuzione anglo-americana: cibo a portar via.
L’usanza, come quelli della mia generazione sanno benissimo, non è peraltro affatto nuova nel nostro paese. Il “fagottello” in cui s’avvolgeva il non mangiato – con la scusa che sarebbe andato al cane (o al gatto) – ce lo portavamo via molti anni addietro…